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IL BRAULIO

 

A Bormio nel 1875 esisteva una rinomata farmacia di cui era proprietario un illustre rappresentante di antica casata locale: il dott. Giuseppe Peloni, profondo conoscitore delle virtù terapeutiche delle piante, massimo studioso della flora bormiese.

Contagiato dalla stessa passione paterna verso la botanica, anche il figlio Francesco si dedica allo studio delle erbe. Con il passare del tempo la sua perizia diviene tale da consentire la sperimentazione di nuove medicine naturali. La passione verso il suo lavoro rincorre il sogno del padre: trasformare la farmacia Peloni in un autentico "cenacolo di cultura e italianità ".

Con queste premesse i Peloni creano una delle bevande salutari più rinomate dell'Alta Valtellina. Un liquore classico, dal gusto raffinato ed inimitabile: l'Amaro Braulio.

Inizialmente la degustazione e' un'esclusiva riservata unicamente a parenti e amici della famiglia.

Con il passare del tempo, però, la fama ed i poteri salutari si diffondono a tal punto che le molte richieste spingono la famiglia Peloni a dar corso a una limitata produzione di tipo artigianale. E' passato più di un secolo, ma quante e quali erbe vengano utilizzate per dare "vita" all'amaro Braulio rimane tutt'oggi un segreto, gelosamente tramandato di padre in figlio.

Ciò che si sa e' che tra le erbe utilizzate per la produzione dell'amaro vi sono l'assenzio, la genziana, il ginepro e l'achillea moscata, pianta tipica della Valtellina che cresce lungo i tratti sassosi e sulle rocce, fino a raggiungere un'altezza di 3000 metri. Questa erba, a detta degli esperti, stimolerebbe l'appetito e favorisce una buona digestione.

Per produrre il Braulio vengono raccolte durante il periodo estivo le foglie, i fiori e le radici, portate direttamente alla Peloni. Le varie erbe alpine vengono accuratamente selezionate a seconda della provenienza e della qualità, miscelate e dosate in base a una ricetta tuttora segreta e messe in infusione in alcool ed acqua di fonte per oltre un mese.

Al termine di questo periodo l'infuso, che presenta una gradazione alcolica di 21 gradi, viene posto in botti di rovere, ubicate in antiche cantine medioevali, site sotto il centro storico di Bormio, in cui matura per circa due anni.

Il particolare processo di infusione a fresco delle erbe e l'invecchiamento per oltre due anni in botti di rovere di Slovenia contribuiscono a dare al Braulio un gusto raffinato ed inimitabile.

Le proprietà e i caratteristici sapori delle erbe si fondono, dando vita ad un liquore dal gusto inconfondibile, intenso ed omogeneo.

Per la crescente difficoltà di reperimento di determinate erbe alpine e per l'assoluta fedeltà alla ricetta originale la produzione del Braulio rimane limitata. Il Braulio va servito a freddo, liscio, con ghiaccio oppure allungato con acqua e seltz. Può anche essere gustato caldo come un punch.

Tra gli estimatori dell' amaro Braulio va ricordato anche il poeta Gabriele D'Annunzio che per vari anni rimase in corrispondenza con il Dottor Tarantola, uno dei membri dell' antica famiglia.