RELAZIONE GASTRONOMICA
Per
meglio comprendere questo piatto presentato al 4° "Concorso Nazionale di
cucina con carni ovo-caprine, una risorsa, un'idea, una realizzazione",
occorre considerare, attraverso i necessari riferimenti
storico-sociologici, il caratteristico profilo scaturito dall'analisi
della tradizione culinaria regionale della Lombardia e più, in
particolare, della Valtellina e della Valchiavenna.
Prima e innegabile interpretazione di natura sociale è il fatto che le
abitudini alimentari siano sempre vincolate alle disponibilità
economiche, giustificando l'avvicendamento di appellativi come "cucina
contadina" o "cucina borghese".
Per
cui se da un lato, l'autoconsumo della gamma di prodotti offerti dal
territorio è prerogativa fondamentale, dall'altro, la ricerca di una
gastronomia d'élite prende le distanze dalla tradizione regionale per
attingere alla elaborazione culinaria europea che ha nella scuola di
cucina francese i suoi capisaldi.
Secondo elemento, anch'esso imprescindibile, è la connessione tra il
fattore topografico, con relative risorse naturali, e quello
climatologico che ha consolidato nel tempo le abitudini nutrizionali
della popolazione di determinate regioni.
Così, ad esempio, la cucina lombarda predilige l'uso, tipico delle zone
al di sopra dell'Appennino, di grassi animali come burro e lardo, e di
tecniche di cottura prolungate come il lessare e lo stufare e a
tutt'oggi, dove è più radicata la "memoria gastronomica", il riso, il
mais, latticini, salumi, carni bovine hanno un'importanza mediamente
superiore rispetto al consumo nazionale pro-capite di olio, pesce,
pasta, ortaggi e frutta.
Nella provincia di Sondrio gran parte del territorio era adibito al
pascolo o alla produzione di foraggio per il bestiame; colture più
diffuse mediante terrazzamenti a mezza montagna erano rappresentate dal
mais, dalle patate e dai cereali resistenti ai climi rigidi come orzo,
grano saraceno, segale, miglio e avena.
La
grande frugalità delle pietanze testimonia l'economia di sola
sussistenza che vigeva nella famiglia valtellinese di allora.
Valtellina e Valchiavenna, per la loro naturale collocazione, non hanno
mai avuto un facile collegamento viario con la pianura lombarda ma, in
compenso, hanno ricevuto influssi culturali dal Tirolo e dall'Engadina
(meta di lavoro, soprattutto in passato, dei nostri valligiani),
direttamente accessibili dai valichi della vicina frontiera.
Nell'elaborazione del piatto prescelto, l'impianto della cucina classica
è rivisitato, per l'occasione, mediante l'uso di prodotti tipici o
divenuti tali per l'ormai consueta presenza sulle nostre tavole: le
patate, la farina di grano saraceno, la panna, i funghi, il mais (pannocchiette),
le zucchine (le cocurbitacee rivestono da sempre un ruolo importante
nella cucina lombarda), la rucola selvatica ed il timo (tra le erbe
aromatiche prevalentemente usate nella zona).
Altri ingredienti sono presenti al fine di ottenere effetti cromatici e
scenici, secondo i dettami della moderna cucina creativa.
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